Crisi: L’Italia salvata da Monti?

Il presidente del Consiglio a Porta a Porta: giustifico l’insofferenza per le misure, ma sono certo che gli italiani capiranno. Il mercato del lavoro «sarà il nostro prossimo cantiere e la concertazione sarà essenziale»

Il Ministro Fornero a Ballarò sotto attacco, la senatrice del PD Anna Finocchiaro deve correre in sua difesa ma è evidentemente tesa.

Monti, Fornero e Finocchiaro evocano la vulgata del Fallimento dell’Italia, entrambi enfatizzano la stabilità dei mercati e gli spread con i Bund tedeschi ritornati a livelli normali.

Peccato che la nuova analisi di Standard & Poor’s metta sotto osservazione Eurozona e fondo salva-stati.

Ma c’è una novità, Monti da Vespa spiega chiaramente che i mercati che tengono sotto scacco gli stati sono di fatto gli speculatori dei grandi fondi pensione, gli stessi che sono azionisti di maggioranza delle agenzie di rating.

Ma quello che più fa ridere è che il governo dei tecnici ha messo in scacco il CS riformista, che dopo aver profuso fiducia a occhi chiusi ed aver scomodato il “miracolo” con pizini a personam, ora deve ingoiare il rospo senza nemmeno poter dare la colpa a Berlusconi visto che L’Italia in fallimento per colpa di Berlusca (che di colpe ne ha parecchia sia chiaro) non regge.

E’ di fatto il riformismo debole di questi ex del nulla che fa piangere, sono sempre stati ginoflessi  nei confronti di banchieri e professori, da anni sono in preda al principio di Peter.

Al liberista catto-bancario M.Monti, inviamo un saggio di F. Caffè del 1971 dal titolo “Di una economia di mercato compatibile con la socializzazione delle sovrastrutture finanziarie“.

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Dal sito Palmiro “veniamo da lontano”.

Durante i lavori del convengo CIME di Economia Matematica, tenutosi ad Urbino fra il 20 e il 25 settembre 1971, Federico Caffè presentò il suo famoso saggio “Di una economia di mercato compatibile con la socializzazione delle sovrastrutture finanziarie“. Si tratta di uno degli articoli più argomentatamente radicali di Caffè che, seppur datato, aiuta molto ad emarciparsi dalle considerazioni pittoresche, ma assai comuni, secondo cui la Borsa dovrebbe essere l’espressione tipica di un mercato il più vicino all’ideale concorrenziale che, in quanto tale, concorrerebbe alla allocazione efficiente delle risorse finanziarie. Negli ultimi 30 anni in molti – fra cui anche chi vi scrive – si sono fatti affascinare dalla finezza delle analisi dei molti praticoni, dimenticando che, anche astraendo dai livelli più approfonditi di indagine, il buon senso renderebbe chiaro a tutti che, in un mondo e in una economia dominata dagli oligopoli, la Borsa non può che esserne un riflesso.

Il saggio di Caffè fu accompagnato da un imbarazzante silenzio accademico di cui lo stesso professore pescarese ebbe a dolersi. L’unico che, a caldo, si pronunciò fu Bruno De Finetti, anche egli presente alla conferenza: “La relazione di Federicò Caffè sulle (dis)funzioni della Borsa è già stata menzionata incidentalmente, ma voglio ripetere il ringraziamento per averci presentato una così coraggiosa e particolareggiata analisi, e direi meglio denuncia, sullo scottante argomento. Rinnovo in particolare il ringraziamento mio, perché avevo sempre intuito quanto di falso e superstizioso si nasconda nei panegirici illustrativi delle funzioni miracolose della Borsa. Egli ha messo in luce, fra l’altro, parecchie smagliature logiche che danno la possibilità di realizzare, operando attraverso operazioni di Borsa, ciò che, fatto diversamente, sarebbe giustamente vietato. Oltre a rilevare come nessuna difesa esista per i risparmiatori, privi delle informazioni di cui dispongono invece i mestieranti cui sono costretti ad affidarsi”. Chiaro, semplice, conciso.

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Non ci voleva certo un governo di professori universitari per fare una manovra democristiana,di fatto l’unico contento è Casini che di Dc da prima Repubblica se ne intende. MA LO SCHIFO VERO E’ CHE CI VOLEVANO I NIPOTINI DEL PCI PER APPOGGIARLA, PERCHE’ ORA O BEVONO O AFFOGANO……….

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